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Il tracciato

Per la ricostruzione dei tracciati viari, anche laddove le sopravvivenze archeologiche siano limitate, si dispone di una serie di fonti descrittive o grafiche pervenuteci dall’antichità, gli itineraria scripta e gli itineraria picta. Il più significativo per la conoscenza della Via delle Gallie è la Tabula Peutingeriana, copia dell’XI-XII secolo di un itinerarium risalente al II-IV secolo d.C., che indica le strade che da Eporedia (Ivrea) attraverso Augusta Prætoria (Aosta) portavano alle province transalpine, documenta le distanze tra le varie tappe e la presenza di mansiones (punti di sosta). In particolare vengono indicate per la nostra via la mansio di Vitricium (Verrès) e quindi le mansiones per il Piccolo San Bernardo di Arebrigium (oggi Arvier) e Ariolica (oggi La-Thuile). Per il Gran San Bernardo si trova la stazione di Eudracinum, da identificare forse con Etroubles o Saint-Rhémy.

Sul piano della circolazione internazionale, la valle della Dora si inseriva nei percorsi della rete delle vie imperiali, integrando l’asse nord-occidentale, in direzione di Lione e della Gallia centrale (Alpis Graia) già attivo in età augustea, con la direttrice settentrionale del Gran San Bernardo, sistemata nel 47 d.C. per iniziativa dell’imperatore Claudio, collegamento verso l’insediamento di Octodurus, poi denominato Forum Claudii Vallensium (Martigny, in Svizzera), da dove proseguiva per Aventicum (Avenches), capitale degli Elvezi, e la valle del Reno, alla volta della Germania.