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Il percorso

La rete stradale realizzata in epoca romana nei territori dell’Impero fu immensa: si calcola che siano stati realizzati oltre 100.000 Km di vie pubbliche, cui si aggiungono altri 150.000 km di strade carreggiabili in terra battuta. 

La strada detta “delle Gallie” ricalcò i primitivi sentieri che conducevano ai valichi alpini dell’Alpis Graia (Piccolo San Bernardo) e dell’Alpis Pœnina (Gran San Bernardo).

La presenza della direttrice stradale delle Gallie influì sull’assetto insediativo del territorio valdostano, che risulta prevalentemente organizzato lungo l’asse viario; sull’antico tracciato, infatti, si trovavano i principali centri di fondovalle e le infrastrutture deputate a specifiche funzioni itinerarie: le mutationes – stazioni per il cambio delle bestie da soma – e le mansiones, edifici attrezzati per la sosta prolungata e il ricovero di uomini e animali. 

In alcuni punti della strada, particolarmente difficili da percorrere a causa della morfologia territoriale della valle, emerge la notevole perizia costruttiva da parte dei tecnici romani. In particolare nel tratto fra Donnas e Bard, dove la strada è stata realizzata a mezza costa in sinistra orografica per superare il promontorio roccioso, le soluzioni tecniche adottate sono, da una parte, la realizzazione a valle di imponenti sostruzioni megalitiche in opera bugnata e, dall’altra, il taglio di cospicui tratti di substrato roccioso.

Superata Bard, la strada proseguiva per Montjovet, Saint-Vincent e Châtillon, dove è possibile ammirare altre importanti vestigia archeologiche di sostruzioni stradali e di infrastrutture, in particolare ponti, realizzati per gli attraversamenti della Dora. 

Ad Augusta Prætoria si dipartivano i due rami della via.

Nella direzione del Piccolo San Bernardo, la via, che coincideva con il Decumanus maximus della città, proseguiva incuneandosi nella valle, in alcuni punti profondamente incisa nella roccia, dando luogo ad alcune delle soluzioni ingegneristiche più ardite.

Ad esempio ad Arvier, in corrispondenza del villaggio di Mecosse, il percorso stradale fu realizzato seguendo l’andamento del versante roccioso e utilizzando sostruzioni con arcate cieche che interrompono la continuità della cortina muraria e che sono funzionali allo smaltimento delle precipitazioni meteoriche che raggiungevano la struttura stradale.

Ad Avise, invece, in località Pierre Taillée, la via passa a mezza costa sulla destra orografica della Dora, e, dovendo superare una lunga parete rocciosa strapiombante, venne realizzata mediante una serie di tagli nella roccia, sostruzioni, contrafforti e arcate cieche in opera cementizia di dimensioni ciclopiche.

A seguire, lungo il percorso sino all’Alpis Graia, si possono osservare resti di ponti stradali in località La Balme di Pré-Saint-Didier e a Pont-Serrand di La Thuile, in un caso con alloggiamenti intagliati nella roccia per un ponte ligneo, nell’altro con spallette in muratura tenacemente aggrappate alla roccia.

Da Aosta era possibile inoltre dirigersi, verso nord, attraverso la Porta Principalis Sinistra, al Gran San Bernardo (Alpis Pœnina), percorribile con i carri solo dall’epoca dell’Imperatore Claudio (metà del I secolo d.C.). Di questo tracciato stradale rimane un tratto di una sessantina di metri tagliato nella roccia, visibile al Plan de Jupiter, al culmine del Passo, insieme ai resti delle mansiones romane e del tempio di Giove.

La perizia ingegneristica dei costruttori e la pianificazione delle opere necessarie, che in ogni tratto della via hanno tenuto conto delle caratteristiche geo-ambientali, hanno consentito la sopravvivenza e l’utilizzo dei tracciati stradali in alcuni punti fino al XVIII-XIX secolo.