La mansio di Arebrigium
Arvier è un pittoresco abitato di montagna adagiato sulle sponde della Dora di Valgrisenche, posto all’imbocco della Valle. Il toponimo sembrerebbe essere l’evoluzione del termine Arebrigium, dal significato traducibile in “avanti ad un’altura” o “prima di un ponte”, già riportato sulla Tabula Peutingeriana, carta geografica realizzata fra il XII e XIII secolo, su copia di un documento di epoca romana databile fra il III e IV secolo d.C., e sull’Itinerarium Antonini che descrive più di trecento strade esistenti nel IV secolo d.C.
È Leverogne, piccola frazione dall’aspetto medievale, a conservare ancora oggi memoria delle passate origini d’insediamento romano, sviluppatosi da un villaggio indigeno come mansio, ovvero punto di sosta, lungo l’itinerario dell’Alpis Graia.
A monte del ponte attuale si osservano i resti del ponte romano che conduceva all’insediamento: si tratta di due spalle in muratura sulle sponde sulla Dora di Valgrisenche, ben riconoscibili, una in destra orografica al di sotto di un caseggiato moderno e l’altra in sponda sinistra inglobata nella chiesetta di San Pietro. Si trattava in origine di un ponte in legno le cui travi di sostegno andavano ad incassarsi in apposite buche pontaie ricavate nelle spalle in muratura.
Il tratto di sostruzione dell’antica via invece è visibile all’estremità settentrionale del borgo verso la collina. È un cospicuo tratto di muro di contenimento della sede stradale antica, costruito in opera cementizia (pietre e malta di calce) con facciavista esterna accurata, articolato in una sequenza di arcatelle alte e strette, forse per lo scolo delle acque, e di un’arcata cieca di sottofondazione, con robusti contrafforti ai lati. Presenta una nicchia ad arco realizzata contro roccia, di cui però risulta caduta la chiave di volta.