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Gran San Bernardo

Summus Pœninus, farsi strada nella montagna

Dalla Porta Principalis Sinistra di Augusta Prætoria, partiva la strada per il Summus Pœninus, il Colle del Gran San Bernardo, dove la via dopo aver costeggiato dall’alto un esteso lago glaciale, tuttora esistente, si dirigeva verso l’oppidum di Octodurus, poi divenuto Forum Claudii Vallensium (Martigny). Un itinerario già frequentato in epoca preromana, che permetteva il collegamento con le province nord-occidentali dell’Impero e che è stato per secoli uno dei luoghi di transito più importanti e strategici d’Europa malgrado l’altitudine elevata (2.473 m).

Il valico è ricordato dal geografo Strabone nel I secolo d.C. Migliorato con Augusto, fu reso carrozzabile e, quindi, sfruttabile ai fini militari e commerciali soltanto verso la metà del I secolo d.C., quando l’imperatore Claudio, interessato alla conquista militare della Britannia, sistemò la sede stradale allargandola.

Per raggiungere l’irregolare pianoro roccioso del Passo, il percorso è molto ripido e la sua impostazione si è, come in molti altri casi, adeguata all’ambiente alpino. Dell’intero percorso rimangono visibili solo pochi resti, che però hanno il vanto di essere le costruzioni romane più alte in quota di tutta l’Europa. 

Un tratto dell’antica carreggiata è riconoscibile tra gli ultimi tornanti prima del valico, dove per una sessantina di metri la sede stradale è stata ricavata tramite una larga incisione nella roccia.

Nella conca del Plan de Jupiter si conservano, soltanto come debole traccia, anche diversi edifici di supporto alla sosta di viaggiatori e animali, ricavati spianando intere zone di roccia ed incidendone lo spessore con un progetto unitario. Questi circondano una “rupe sacra” dove sono state rinvenute numerose monete, presumibilmente lasciate come ex-voto. 

I resti murari si riferiscono ad ambienti di mansio, edifici funzionali alla sosta e al ricovero per i viaggiatori e gli animali, costituiti da un cortile centrale attorno al quale si disponevano dei locali stretti e lunghi. I soli tagli di fondazione nella roccia sono quel che resta di un piccolo tempio di tipo romano gallico con cella e pronao antistante, rivolto verso la strada. Nei pressi di questo luogo di culto furono rinvenute parecchie tavolette votive in bronzo, lasciate per ringraziare Juppiter Pœninus del viaggio fortunato e per chiedere un ritorno sicuro.

Quando il pericolo di valanghe impediva ai viaggiatori di raggiungere il colle o quando quest’ultimo non poteva accoglierli, si poteva usufruire di due “rifugi” intermedi situati a poca distanza dalla sommità, Plan de Barasson sul versante svizzero e Fonteinte in Italia. Le costruzioni sono state individuate da recenti indagini, ma la sola traccia di occupazione attualmente visibile è un condotto scavato nella roccia che doveva portare l’acqua ad un edificio. 

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