Il comprensorio di Aosta e dintorni è collocato in una conca pianeggiante, la più ampia di tutta la Valle d’Aosta; è in questo anfiteatro naturale di montagne e vette che, nel 25 a.C., i Romani fondarono l’antica Augusta Prætoria Salassorum, punto strategico lungo la Via delle Gallie.
Dalla Porta Prætoria, principale ingresso alla città posto sul lato orientale, ottimamente conservato, la Via delle Gallie entrava finalmente nel tessuto urbano diventandone il Decumano Massimo. L’incrocio col Cardo Massimo avveniva, non a caso, in corrispondenza di uno slargo che porta ancora oggi il nome di Croce di Città.
Diversamente dalla porta orientale, la porta urbica occidentale, Porta Decumana, è oggi celata nel seminterrato della Biblioteca Regionale, un tempo Ospizio di Carità fondato nel 1657. Gli studi effettuati documentano come anch’essa fosse a doppia cortina, come la Porta Prætoria, e dotata di tre fornici fiancheggiati da torri.
Nell’ampio periodo di due millenni molte sono state le trasformazioni che ha subito. In epoca tardo antica furono chiusi, per garantire maggiore sicurezza, i fornici pedonali lasciando aperto solo il passaggio carrabile centrale. Gli spazi interni tra le due serie di archi furono trasformati in spazi abitativi e nel XVIII secolo quello nord venne adibito a macelleria. La Porta rimase tale fino all’epoca moderna quando fu demolita per allagare la strada (1812).
Vi erano inoltre in corrispondenza delle uscite dalla città del Cardo Massimo la Porta Principalis Sinistra a nord e la Porta Principalis Dextera a sud.
Le splendide mura di Augusta Prætoria Salassorum formavano un rettangolo di 724x572 m ed erano costituite da uno strato interno di ciottoli fluviali e malta e uno esterno di blocchi di travertino. ll muro, spesso alla base quasi 2 m , raggiungeva un’altezza di 6,5 m , ed era coronato dal cammino di ronda con parapetto merlato: all’interno era munito di contrafforti e rinforzato da un terrapieno sostenuto da un muro di controscarpa.
Il sistema difensivo, realizzato anche col desiderio di creare una limitazione monumentale dell’area urbana, era inoltre scandito da 12 torri quadrangolari a 2 piani, costruite a intervalli regolari a cavallo delle mura, dotate di camere coperte per la postazione delle macchine da guerra. Ancora oggi conservate per la quasi totalità del loro tracciato originario, le mura rappresentano uno spazio sospeso tra l’umano e il divino, il guscio protettivo della città, dove la sanctitas tutelare è sottolineata anche da alcuni simboli raffigurati su particolari punti-chiave del perimetro, quali porte, angoli e torri. Una curiosa testimonianza della funzione protettiva, anche simbolica, delle mura è quella messa in luce con le indagini archeologiche 2012 alla Torre dei Balivi, nell’angolo nord-orientale del perimetro murario, dove su alcuni blocchi lapidei erano raffigurati ad alto rilievo simboli fallici, propiziatori di ricchezza, fertilità e salute e, nella sfera religiosa romana, interpretabili come veri e propri guardiani dei luoghi e protettori delle città.